Alfredo Rapetti Mogol. Parole svelate
A cura del critico e curatore d'arte Alain Chivilò
Casa del Mantegna, Mantova
20 luglio - 25 agosto 2019
Le parole hanno il potere di distruggere e di creare.
Quando le parole sono sincere e gentili
possono cambiare il mondo.
Gautama Buddha
Fin dall’antica Grecia i termini parola, ragione e discorso sono racchiusi nel vocabolo lògos.
Dalla filosofia sono state argomentate alcune definizioni che attraverso tre pensatori evidenziano l’armonia e la razionalità universale nel principio dinamico del divenire (Eraclito), una parola fondamentale per precedere il pensiero all’interno del significato implicito al discorso (Platone), la facoltà di pensare, ossia la ragione (Aristotele).
L’artista Alfredo Rapetti Mogol parte, nella personale analisi dell’attività di pensiero giunta fino ai nostri giorni in ulteriori disamine, proprio da questa nobile provenienza Ellade.
Profondo autore di testi musicali, cerca di leggere il sentimento insito nella melodia per approdare a immagini e parole.
A livello artistico, Rapetti Mogol trasporta la percezione, il messaggio e la forma di una canzone in momenti atti a definire struttura e contenuto.
Se attraverso la pittura nasce la scrittura, viceversa il linguaggio vive in nuove forme rette da vive e puntuali intense connessioni.
L’iter espressivo si articola in simbologie segniche che, da una base cromatica informale o monocroma, creano pura riflessione.
Nasce, dunque, una pittura intellettiva che ha lo scopo di unire ogni situazione all’interno della quale la memoria ha vissuto, sta delineando e andrà a determinare.
Lungi da una visione luciferina (José Saramago) e da una rocciosa (Carlo Levi), Rapetti Mogol apre una sensibilità ulteriore nell’essere umano grazie alla parola dalla quale il modo di esprimersi, avvertito nelle sue opere, crea sensorialmente dialoghi e ascolti ulteriori.
L’artista non pone barriere, bensì libera sinergicamente le vie della nostra mente, permettendo alla sua fraseologia, nell’essere visivamente criptica, di svelarsi in un bidirezionale ascolto.
Il contenuto non è imposto, ma si apre in perenni stati d’animo, che noi stessi evochiamo, per una forma traslata dall’arcana atmosfera amanuense. Lungi dalla mera trascrizione, il maestro stabilisce onirici istanti per inesauribili cogitazioni, permettendo alle sue opere d’interagire nell'architettura fra silenzi metafisici, per contemplare un quid superiore alle nostre percezioni.
Flussi simbolici si alternano dunque in nuance cromatiche delicate, per emozioni tonali sospese in un senso d’indeterminatezza, diviso tra il compiuto e il futuribile realizzarsi.
Nei confini di lettura e riflessione, Rapetti Mogol convoglia l’intera produzione artistica in un continuum spazio-tempo utile a creare una maggiore interconnessione. Ecco che la frase di Jean-Michel Basquiat diventa forma espressiva nel momento in cui affermava di cancellare “le parole in modo che le si possano notare”.
Partendo da quest’ottica, proprio in un ciclo di lavori si abbina al linguaggio grafico una scomposizione concettuale, atta a dividere le lettere tra loro. Pertanto non si evidenzia un’azione di annullamento, poiché la struttura complessiva dell’opera non permette al messaggio di privarsi del significato, ma crea un’interazione con l’osservatore innanzi, consentendo di ritrovare e riscoprire il vero senso sotteso.
Da un linguaggio universale, dunque, si passa a un gioco artistico che nasconde ma, allo stesso tempo, rileva contenuti diretti e immediati.
Se il filosofo Jean-Paul Sartre sottolineò come “ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”, Alfredo Rapetti Mogol a suo modo interagisce svelando segni e simboli, dunque parole, attraverso messaggi dall’enigmatica calligrafia sempre rivolti a una condivisione concreta che, lungi da effetti negativi, possa arricchire la cultura umana andando così a superare e sostituire quel latente discredito caratterizzante la nostra società.
Le sue opere generano, nella “recondita armonia di bellezze diverse”, un senso comune di ascolto e approfondimento per labirinti dell’anima, ancora celati.
Testo di Alain Chivilò
Alfredo Rapetti Mogol
(Milano 1961), la sua formazione artistica risente del clima famigliare, dove da generazioni si respirano musica, letteratura, poesia. Giovanissimo, Rapetti è introdotto dal nonno materno, Alfredo De Pedrini, Presidente dell'Associazione Arti Grafiche, nell’ambiente artistico milanese, arrivando a maturare la passione per la pittura, alla quale si uniscono la formazione presso la Scuola del Fumetto a Milano, le collaborazioni in ambito editoriale, mentre l'esercizio pittorico viene sperimentato in diverse direzioni, destinate a confluire, nel 1996, nello studio degli artisti Alessandro Algardi e Mario Arlati che invitano Rapetti a condividere con loro la ricerca pittorica. Nell'atelier di Via Nota, Rapetti lavora quattro intensi anni, arrivando a maturare l’esigenza di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la pittura, intendendole quali visualizzazioni del processo mentale e psicologico. Grazie ad una tecnica particolare, detta impuntura, l'azione del dipingere si fonde così con l'atto dello scrivere, e le parole iniziano ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.
Segni, tracce, graffiti di un’umanità creativa e consapevole, le opere di Rapetti proseguono quell'ideale tragitto di una scrittura pittorica che tanto più è universale, quanto più sa frantumarsi e confrontarsi con i secoli della storia dell'arte, dalle avanguardie storiche al concettuale, passando per le esperienze spazialiste di Lucio Fontana e le grafie astratte degli anni Cinquanta.
Trovata la forma espressiva congeniale alla sua poetica, fra la fine degli Anni Novanta ed oggi è davvero notevole l'attività espositiva, sia personale che collettiva, conseguita dall'artista, instancabile come la sua opera sempre in viaggio fra l'Italia e il resto del mondo: universale, appunto. Docente presso il Centro Europeo di Toscolano e nelle Università dell’immagine di Milano e New York, Rapetti è stato invitato a numerose conferenze e workshop: ricordiamo la sua relazione tenuta alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, e l'insegnamento in occasione di Master dell’Università Cattolica di Milano e Master in Arte e Scrittura all’Università Luiss di Roma.
Orari Apertura:
Da mercoledì alla domenica 10 – 13 / 15,30 – 19,30
Aperto il giorno di Ferragosto
Ingresso gratuito