ANDREA MANTEGNA

NOTIZIE BIOGRAFICHE

Andrea Mantegna è il pittore che in un’Italia settentrionale ancora dominata da espressioni tardogotiche, genialmente, sviluppa gli impulsi al rinnovamento umanistico portati al nord da artisti fiorentini che operano tra Padova e Venezia (Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi, Donatello). Il pittore nacque ad Isola di Carturo (Padova) nel 1430-1431. Il padre, il falegname Biagio, volle farne un artista e lo condusse a Padova alla bottega di Francesco Squarcione. Fra il 6 novembre 1441 e il 1445 viene iscritto alla corporazione dei pittori di Padova. Giovanissimo, insieme a Niccolò Pizolo riceve l’incarico di eseguire parte della decorazione della Cappella Ovetari diventando così, a partire dal 1448, il protagonista del distrutto ciclo della Cappella della chiesa degli Eremitani di Padova. Ed è lì che mostra negli scorci dei paesaggi, nelle prospettive, nelle architetture, nella plastica monumentalità dei personaggi l’acquisizione della lezione del dramma donatelliano della Storia. Il 21 luglio 1452 porta a compimento la lunetta con il Monogramma di Cristo fra san Bernardino e sant’Antonio, come risulta dalla data apposta sull’affresco già sopra il portale d’ingresso della basilica del Santo. Forse al 1453 risale il suo matrimonio con Nicolosia Bellini, figlia di Iacopo, e quello stesso anno, morto il Pizolo è incaricato di assumersi anche il lavoro che il suo compagno avrebbe dovuto compiere nella cappella Ovetari. Nel 1454 esegue la pala di Sant’Eufemia, oggi al museo di Capodimonte a Napoli. Nel novembre dello stesso anno viene compensato dai monaci di Santa Giustina per i quali ha dipinto il Polittico di san Luca, oggi a Brera. Nel 1459, nell’esecuzione della pala per l’altare maggiore della chiesa di San Zeno a Verona, l’artista immortala una straordinaria opera in cui trova esplicita realizzazione l’equilibrio di una rappresentazione di mito classico e sentimento cristiano. Nella profondità prospettica dell’ambiente dove campeggia il trono della vergine, nella bellezza di elementi quasi scolpiti in una materia che richiama l’eleganza di pietre preziose, nelle pose statuarie dei santi e degli angeli, nei rilievi marmorei sui pilastri e sugli architravi il pittore ritrova l’armonia di un linguaggio antico, classico, con il quale dare espressione rinnovata ai valori del suo tempo. Ludovico II Gonzaga, che ne comprese immediatamente la grandezza, lo accolse a Mantova come pittore di corte (1459-60) e qui in una cerchia di raffinati umanisti e “antiquari” il pittore dispiegò le sue grandi qualità per quasi mezzo secolo, inaugurando il più lungo e continuativo rapporto di una corte rinascimentale con un artista. Durante i lunghi anni mantovani l’artista ornerà la cappella di castello (scomparsa) (1459-1465 ca), poi la Camera Dipinta altrimenti detta Camera degli Sposi (1465 – 1474) che testimonia ancora oggi – nella città virgiliana - vertici di realismo straordinario e uno spettacolo figurativo quale nessun altro, neppure a Firenze, avrebbe potuto creare. Nella fastosa glorificazione, sulle pareti, il piccolo ambiente diventa un arioso padiglione, un’aula antica nella quale raffigurare la vita di corte e la grandezza dei Gonzaga con la stessa solenne nobiltà dei cesari del passato. E sempre a Mantova dipinse le nove tele del Trionfo di Cesare (1486 e anni seguenti), una rievocazione in cui la fissità statuaria e la ferrea ricerca del rigore prospettico cedono il passo al dinamismo di un immane corteo colto su una linea continua di quasi 27 metri. Il 10 giugno 1488 il marchese Francesco II Gonzaga scrive a Innocenzo VIII per presentargli l’artista, invitato dal pontefice a Roma per decorarne la cappella privata. Successivamente, tornato a Mantova, dopo il 6 luglio 1495 lavora alla Pala di santa Maria della Vittoria, celebrazione del successo militare riportato dal marchese Francesco II Gonzaga sul re di Francia, Carlo VIII, a Fornovo. L’opera viene collocata nella chiesetta votiva di Santa Maria della Vittoria nell’anniversario del fatto d’arme, il 6 luglio 1496 (oggi si trova al Louvre). Fra il 1496 e il 1497 esegue per Isabella d’Este il Parnaso ora al Louvre. L’opera è destinata allo Studiolo della marchesa, per il quale l’artista dipinse pure Minerva che caccia i vizi dal giardino di Virtù (anche questa tela è conservata nel museo parigino) e la sovrapporta raffigurante, a simulato bronzo, il mito di Ippo. Ma numerose altre opere compì l’artista che qui non si menzionano per ragioni di spazio. La pala della Madonna della Vittoria, Il Parnaso, Minerva che scaccia i vizi dal Giardino della Virtù, il Cristo morto rappresentano solamente alcuni dei molti capolavori che l’artista produsse a Mantova. La domenica del 13 settembre 1506 il Mantegna moriva nella città dei Gonzaga lasciando una considerazione tanto alta da essere definito uomo eccellentissimo, magnifico disegnatore e inventore. I suoi contemporanei già lo riconoscevano come uno dei più grandi maestri del Rinascimento. Le sue spoglie riposano nella cappella funeraria nella basilica di Sant’Andrea. Sul suo monumento un mirabile ritratto bronzeo eterna le sembianze del genio umanistico che, come recita la sottostante epigrafe, se non fu superiore, fu pari ad Apelle.

LA DIMORA, LA VITA ... LE OPERE

I multimediali presenti nella sezione hanno l’obiettivo, innanzitutto, di fornire informazione su una costruzione architettonica, la Casa del Mantegna, progettata in piena libertà creativa, capace ancora di parlare del genio di chi la volle e la abitò, anzi opera d’arte essa stessa, degna di rientrare, a tutti gli effetti, nel numero delle opere che contribuirono ad esaltare il mito dell’artista. Le vicende costruttive dell’edificio, le connessioni con l’edilizia residenziale a pianta centrale presente nella trattatistica del Quattro e Cinquecento, le testimonianze antiche e recenti, le misure e le dimensioni, le operazioni di restauro possono essere consultate con estrema chiarezza attraverso la tecnologia informatica. Il pubblico potrà "navigare" in un’ abbondante messe di documenti e di testimonianze, grafiche e fotografiche, relative alla storia della dimora, con riferimento da un lato alla progettazione dell'edificio e dall'altro al tema della "casa d'artista". Inoltre, grazie sempre alle straordinarie potenzialità del multimediale, ciascuno potrà accostarsi alle opere principali del Mantegna, individuarne i dettagli, approfondire temi e raffronti, partecipare al tempo e all'opera dell’artista. La realtà virtuale, nela sezione, consente inoltre di avere presenti, nella dimora dell’artista, tutte le opere che si vorrebbero disponibili, offrendo ai visitatori viaggi impossibili nella realtà. La sezione diventa così una speciale area didattica, adatta a tutte le età e a tutte le diverse fasce di pubblico. Il percorso multidisciplinare si snoda perciò dalla realtà della Casa del Mantegna alla Camera Dipinta detta degli Sposi. Inevitabile infatti l'incontro visivo col capolavoro assoluto del maestro, per ritrovare la storia dei dipinti e la storia nei dipinti, per dare un nome ai molti volti rappresentati, per individuare tecniche esecutive, le particolarità, i dettagli, le curiosità e le vicende che resero, grazie soprattutto a questa straordinaria opera, Mantova città del Mantegna. Un capolavoro mai abbastanza esplorato, sempre fertile di nuove piccole e grandi scoperte, che le attuali tecnologie non mancano di esaltare. La ricostruzione virtuale della chiesa di Santa Maria della Vittoria permette poi di mettere in luce una serie di recenti scoperte, e apre un inedito prezioso scrigno affrescato sotto la verosimile direzione del maestro. Il filmato in 3D riporta il pubblico idealmente nel luogo in cui, il 6 luglio dei 1496, fu posta la celebre pala della Vittoria oggi al Louvre. Anche i dipinti di Andrea Mantegna per lo Studiolo di Isabella d'Este brillano di una luce inconsueta grazie alla tecnologia: ci riferiamo in particolare al Parnaso e al Trionfo della Virtù. La casa in cui si è accolti propone così, nel percorso di visita, non solo se stessa ma anche il contesto in cui sono germinati i capolavori dell’artista e in cui è fiorita una stagione particolarmente felice per la città. La multimedialità diventa perciò un servizio offerto sia al mondo della scuola sia al consorzio civile mantovano, sia ad un più vasto pubblico, che ha già reso e che potrà, speriamo anche grazie alle nostre proposte, rendere ulteriore omaggio al Mantegna, a Mantova e alla sua storia rinascimentale.

LA CASA DEL MANTEGNA
La data di nascita della casa di Mantegna, una dimora quale nessun altro artista a lui contemporaneo poteva permettersi di realizzare, risale al 18 ottobre 1476. Il terreno su cui edificarla, donatogli da Ludovico Gonzaga, costituiva forse il premio per il compimento degli affreschi della Camera degli Sposi. Su quel terreno Mantegna innalzò un palazzo di due piani, concepito su una pianta quasi quadrata, nel cui centro si iscrive il cortile circolare. La sua cultura antiquaria, e probabilmente qualche colloquio con Alberti, lo indussero a realizzare, nel linguaggio dell’umanesimo architettonico, un edificio residenziale in cui - evidente richiamo alla domus romana - l’atrium diviene un cortile attorno al quale si dispongono gli ambienti adiacenti. All’esterno, le facciate, originariamente dipinte, sono prive di ordini; questi compaiono invece nel cortile, in una introversione adattata alle altezze ridotte in uso nell’edilizia privata settentrionale. La casa non è solo un raro esemplare di edificio quattrocentesco: essa interpreta anche il desiderio di realizzare un meccanismo di autorappresentazione e di autolegittimazione, che rimanda ad un artista aggiornato sui precetti esposti da Alberti nel De pictura, padrone della geometria e della prospettiva, attento alla poesia e alla letteratura, un artista che si pone come antiquarius e cortegiano. In questa direzione si comprende bene anche la scritta ab Olympo, posta su uno degli architravi di un portale del cortile: è un’attestazione di fierezza in cui riecheggia soprattutto la memoria dell’antica bottega di Fidia ad Olimpia, sulle cui pietre il fulmine di Zeus aveva inciso il riconoscimento della grandezza. Per Mantegna la casa diventa dunque rappresentativa contemporaneamente della fama, dello status, e del dono divino dell’ingegno: autoritratto dell’uomo e dell’artista, fu da lui stesso destinata ad entrare nel numero delle opere che contribuiscono a tramandarne lo straordinario magistero

LA "CAMERA DIPINTA" detta degli SPOSI

La Camera Dipinta del castello di San Giorgio di Mantova è il capolavoro di Andrea Mantegna. Il lavoro dell’artista si protrasse dal 16 giugno 1465 alla fine di maggio (?) del 1474. Il Mantegna dipinse la stanza privata del marchese Luovico II Gonzaga in modo da farne un padiglione dorato, chiuso sulle pareti orientale e meridionale (dov’era il letto del principe) da ricchi cordovani arabescati, aperto sulle altre due pareti, dove sono eternati due episodi di vita gonzaghesca accaduti il 1 gennaio 1462. Quel giorno il marchese, ricevuta un’allarmante lettera di Bianca Maria Visconti, che lo chiamava urgentemente a Milano a causa dell’improvviso aggravamento delle condizioni di salute del consorte, duca Francesco Sforza, si mise subito in cammino e a Bozzolo incontrò il primogenito Federico e il secondogenito Francesco, promosso pochi giorni prima (18 dicembre 1461) alla porpora cardinalizia. I due fratelli tornavano a Mantova da Milano, dove si erano recati a visitare l’illustre infermo. I due avvenimenti sono rievocati in vista di Roma, in attesa del giovane prelato, e paesi limitrofi (Tivoli, Palestrina, Tuscolo e Palombara Sabina). Per immaginare quel paesaggio romano il Mantegna si avvalse della Geografia del greco Strabone; per provettare l’intera Camera ricorse al dialogo di Luciano di Samòsata, Di una sala. Già un anno dopo il compimento dell’opera quella stanza era detta “la più bella camera del mondo”. (Rodolfo Signorini)

È possibile approfondire, attraverso la moderna tecnologia, i temi di un’opera straordinaria del Mantegna come la Camera Dipinta. Un multimediale consente, lasciando ampia scelta al visitatore, di esaminare le caratteristiche e la storia del luogo all’interno del quale è ospitata la Camera, le tecniche esecutive dei dipinti e il loro impianto prospettico, la vicenda narrata nelle sue pareti, la vita dell’artista e dei personaggi della corte dei Gonzaga, le problematiche affrontate dall’ultimo restauro che, negli anni ‘80, dette nuovamente splendore ai dipinti. Ogni sezione è inoltre corredata di approfondimenti costituiti da foto di dettaglio, documenti, o animazioni 3D che costituiscono interessanti spunti per la migliore conoscenza dell’opera.

Possono esserne compresi i motivi ispiratori, la concezione stilistica e i temi che la legano alla corte di Mantova. Si esplorano poi costumi e mode dell’epoca e si approfondisce la conoscenza dei personaggi appartenenti alla famiglia e alla corte dei Gonzaga, senza trascurare la possibilità di visualizzare un’agile carrellata sulle date salienti e sulle opere di Andrea Mantegna. Una sezione dedicata ai tempi attuali dà la possibilità, infine, di mettere a confronto foto e particolari dei dipinti prima e dopo l’intervento curato dall’Istituto Centrale del Restauro ed informa sulle problematiche legate agli aspetti conservativi dell’opera. Sezione particolarmente coinvolgente risulta poi quella dedicata alla ricostruzione virtuale della Camera: sullo schermo si visualizza un modello tridimensionale che, dopo aver ben evidenziato la collocazione all’interno del castello e le modifiche volumetriche apportate alla camera prima della decorazione delle pareti, aiuta il visitatore a comprendere l’impianto spaziale voluto dall’artista.

Con un suggestivo passaggio dall’architettura reale a quella immaginata, si visualizzano la volta, le pareti della scena della Corte e dell’Incontro e quelle coperte da tendaggi e si ricostruisce virtualmente lo spazio che il Mantegna volle realizzare come un padiglione dorato, chiuso su due lati da cortine, aperte sugli altri due a svelare le scene dipinte.

Al di fuori della Camera, a volo d’uccello si percorre il mirabile paesaggio che l’artista dipinse a sfondo della parete dell’Incontro: è il volo del pavone, emblema della bellezza delle arti visive, scelto come simbolo della sezione multimediale. Gli stessi temi ed approfondimenti sono materia di un video. Su uno schermo televisivo un filmato immersivo, con la ricostruzione virtuale delle pareti, presenta immagini d’insieme o di dettaglio e offre al visitatore, con l’aiuto di commento e accompagnamento musicale, una ulteriore possibilità d’esplorazione della Camera Dipinta.

MANTOVA AL TEMPO DEL MANTEGNA

Mantova diventa, con Ludovico II Gonzaga (1444-1478), una fra le più prestigiose città del Rinascimento. Fu durante la Dieta indetta nel 1459 a Mantova da papa Pio II, intenzionato ad organizzare la crociata contro i Turchi, che la piccola signoria padana divenne epicentro dell’Europa cristiana. In quell’occasione, al seguito del papa, giunse a Mantova anche Leon Battista Alberti, destinato a lasciare nella città un segno indelebile. Ludovico II, fino ad allora, aveva governato come in una sorta di stato satellite, legato con la Milano degli Sforza e, di conseguenza, con la Firenze dei Medici: dopo il 1460 il legame creatosi con la corte papale consentiva al principe mantovano un più autonomo protagonismo, suggellato dalla nomina del figlio Francesco a cardinale (1461). Si comprende, in questo scenario, la politica di rinnovamento urbano che, conclusa la Dieta, si espresse nel linguaggio dell’Umanesimo: la guida dell’Alberti e il magistero del Mantegna realizzarono l’immagine di una città che si affidava completamente ai nuovi precetti. Dal San Sebastiano (1460) fino al progetto del Sant’Andrea (1470) Mantova si apre ad uno straordinario programma di magnificenza urbana dal quale uscirà radicalmente rinnovata, e che investirà anzitutto il suo cuore civile e politico, l’area delle piazze (un’eccezionale sequenza di lavori cambiò l’aspetto del vecchio palazzo del Podestà, del Palazzo della Ragione con l’adiacente torre dell’orologio, del castello di San Giorgio, della Domus Mercati) e, successivamente, strade, chiese, palazzi e tutta l’organizzazione funzionale della città. Il patronage dei Gonzaga, come una malattia ereditaria, si trasmette poi ai successori di Ludovico II. Il marchese Federico I Gonzaga (1478 – 1484) continuò l’opera di rinnovamento artistico intrapresa dal padre. Federico stesso, con la consulenza di letterati illustri, tra i quali spicca il poeta Nicolò Cosmico, forniva agli artisti temi raccolti dai classici della latinità per le varie decorazioni. Anche accanto a lui Andrea Mantegna non poteva che avere stima e riconoscimenti. Due i grandi progetti che caratterizzarono il suo governo: il rimodernamento dello scomparso palazzo di Marmirolo e la costruzione della Domus Nova (dal 1480). Ed è nella Domus Nova che possiamo cogliere il permanere della lezione albertiana: nella facciata, racchiusa da due torri laterali verso il giardino dei semplici e verso il lago, gli ordini sovrapposti sono memoria di palazzo Rucellai. Si esalta qui la progettualità di Luca Fancelli, il fiorentino che fu più vicino ad Alberti, capace di restituire una originale soluzione compositiva che ripropone il vigore della facciata del Sant’Andrea. Poi venne il tempo del marchese Francesco II (1484-1519) e della moglie Isabella d’Este. L’arrivo a Mantova di Isabella (1490) trasformò la corte nel centro d’Arte e di Cultura più raffinato d’Italia mentre la marchesa diveniva rapidamente la prima donna della corte mantovana. In questo complesso e stimolante periodo opera, a Mantova, Andrea Mantegna per quasi mezzo secolo al servizio dei Gonzaga (1459-1506); e in tale contesto si colloca una cultura figurativa che, con esiti dignitosi, trae spunto dalla irripetibile lezione del grande maestro padovano.